__Le Parc des 11 Tours d'Eau: messa a sistema e valorizzazione dell'area sud marocchina nella regione di Ouarzazate: la Kasbah di Ait Ben Haddou __
Università degli Studi di Camerino (UNICAM) – Scuola di Architettura e Design Eduardo Vittoria (AP)
TESI di LAUREA di Mara Scalvini – RELATORE: Prof. Arch. Cristiano TORALDO di FRANCIA – CORELATORI: Prof. Arch. Salvatore SANTUCCIO, Prof. Arch. Alessandro VILLARI, Prof. Arch. Domenico TOSTO
BREVI CENNI SULLA KASBAH DI AIT BEN HADDOU
La kasbah di Ait Ben Haddou (Marocco) sorge sulla catena dell’Alto Atlante, lungo il corso del fiume Melah e lungo l’antica rotta carovaniera che portava a Marrakech. Essa nasce come città fortificata, arroccata sul fianco di una collina, a protezione dalle incursioni nemiche. Dal 1987 la Kasbah è diventata patrimonio dell’ UNESCO.
Le idee strategiche di progetto
L’idea è quella di pensare ad un sistema territoriale di connessioni diffuse in tutta la regione di Ouarzazate, trovando in Ait Ben Haddou il loro epicentro e fulcro significativo. La nuova rete territoriale si innesta sul sistema ambientale esistente, e in particolar modo sulle aste fluviali e sulle architetture tipiche del sud del Marocco: le kasbeh appunto. Avremo quindi un sistema che permetterà di mettere in valore il patrimonio ambientale ed architettonico, potenziando e sviluppando il settore turistico, culturale, sociale ed economico sfruttando le qualità dei luoghi, senza inserire parametri e schemi precostituiti, estranei ed avulsi dalla realtà del contesto.
Il progetto del parco
Nella zona di Ait Ben Haddou e del villaggio di nuova costruzione Issiwid (fondato intorno agli anni ‘50 del secolo scorso), tutto questo si concretizza nella progettazione di due diversi tipi di parchi: uno fluviale e uno “urbano”. Il parco fluviale, lungo il corso del fiume Melah, non è altro che un intervento soft e minimale costituito da elementi puntuali, come piccole attrezzature per la sosta lungo l’asta fluviale, lasciando al visitatore (tranne che in casi particolari) la possibilità di percorrere liberamente gli spazi e percepire il continuo modificarsi di essi. Il parco “urbano” è costituito da una parte “arida”, caratterizzata da pavimemtazioni in pietra e rade palmeraie nella zona più a monte, a causa della composizione del terreno in quella zona; da una parte “semi-arida”; e da una parte “verde” verso valle, dove sono concetrate una maggior quantità di palmeraie, coltivazioni agricole, orti, giardini tematici ecc. La struttura del parco “urbano” non è altro che un sistema a pettine che scende dalla montagna al fiume, adattandosi alla morfologia del terreno, ed attraversando e ridisegnando gli spazi pubblici del villaggio Issiwid, ripristinando il collegamento fisico con la sponda opposta del fiume, dove sorge la kasbah. In pianta la struttura del parco riprende quella delle pietre usate per distribuire l’acqua all’interno delle oasi, e ne adotta lo stesso principio del sistema idrico. Nella parte di testa del parco, infatti, sono collocate 11 “torri d’acqua”: nove non sono alro che cisterne di raccolta, mentre le due centrali sono dei dissalatori solari, che servono per desalinizzare l’acqua del fiume Melah (in berbero “fiume d’acqua salata”). L’acqua è distribuita all’interno del parco attraverso una rete di canali che servono per l’irrigazione delle palmeraie e delle coltivazioni, oltre che ripristinare un microclina più mite all’interno del villaggio Issiwid. I canali scendono fino al fiume così che l’acqua possa tornare ad esso in un unico ciclo continuo. Le zone centrali del parco sono irrigate con acqua dolce proveniente dai due dissalatori solari, per poter piantumare specie vegetali non presenti ad Ait Ben Haddou (avendo l’acqua del fiume una certa percentuale salina), ma che sono comunque autoctone dell’Alto Atlante. Nascono così nelle piazze del viallaggio, giardini temati secondo le differenti essenze vegetali. I due dissalatori solari emergono come due torri dalla copertura della struttura museale ipogea, posta di testa, come ingresso al parco. La scelta di realizzare un’architettura in un ambiente così unico e particolare, è determinato dal desiderio di fare di Ait Ben Haddou “l’antenna di captazione” il “centro focale” di tutto il sistema a scala territoriale. Questo per il grande valore paesaggistico ed architettonico del sito. L’interno del museo accoglie sale convegni e mediateche, oltre che aree per esposizioni temporanee e permanenti, dove sono raccolte documentazioni e reperti atti a informare il visitatore sul patrimonio paesaggistico, archeologico, culturale, architettonico, artistico ecc., della regione di Ouarzazate e dell’Alto Atlante.
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